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Scrivi un commento al testo di Emilia Filocamo
Emi 7

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Non so più baciare

e il camminare mi è ignoto

da quando so che esistono

le tue mani  e che da qualche parte

compi gli anni, fai le valigie

e disfi il letto con fare magistrale

mentre le stanze mandano il tuo

odore di forza e partenze.

Non so più guardare ciò che

mi appartiene senza volerti cedere

in resa costante:

ossa, dita, respiro, la corda

che si apre nel seno e mi tira giù

al ventre con un lampo subacqueo,

un tuono seppellito fino all'inguine

e più in basso, in una regione che

hai battezzato con gli estremi

silenziosi di una figlia segreta.

Non so più amare se 

non posso sfiorarti dalla mia distanza

e fingere fino allo spasmo;

non c'è più modo di guarire

e di affidare ad una voce

la liquida soma

di tutto il tempo che cade.

Una punizione di dettagli e cose,

di orari e desiderio

che monta la furia in una tempesta

su cui soffiano direzioni avverse.

E niente ricaccia in tana

la bestia insolente 

se non il nostro richiamo:

l'esca è furba

se penzola asciutta  sul miele/ abisso. 

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